domenica 3 aprile 2016

Le guerre puniche

6. L’Italia unita contro Annibale.

Roma aveva cominciato con i Sabini: si erano messi insieme ed erano diventati un popolo solo. Unici tra tutti i popoli antichi, i Romani dopo i Sabini si unirono anche con i Latini, poi con tutti i popoli che abitavano l’Italia, i Sanniti, gli Umbri, tutte le città degli Etruschi, una ad una, tutte le città dei Greci, … insomma di molti popoli ne fecero uno solo. Era il popolo degli Italici. Era nata l’Italia. Ed era unita.

Ma in Africa c’era un’antica e potentissima città, Cartagine. Aveva la Sardegna e quasi tutta la Sicilia. Era padrona dei mari. Le sue navi giravano il mondo. I Cartaginesi si accorsero che Roma insieme con l’Italia era diventata fortissima, ne ebbero paura e decisero che bisognava tornare a una Italia divisa. Furono le Guerre Puniche, che durarono più di 100 anni.

Cartagine aveva un grandissimo generale di nome Annibale, che ad certo punto decise di venire direttamente in Italia, per allearsi con gli antichi abitanti dell’Italia, un tempo nemici di Roma. Pensava che con il loro aiuto avrebbe potuto sconfiggere Roma. Attraversò le grandi montagne del Nord già piene di neve, armato perfino di elefanti. Sconfisse e distrusse tutti gli eserciti che Roma gli mandava contro per fermarlo, uno dopo l’altro. Allora Roma, in grandissimo pericolo, nominò dittatore Quinto Fabio Massimo, che cambiò tattica: fuggiva quando Annibale attaccava e lo inseguiva quando si ritirava. Roma ebbe così il tempo di riprendersi e di indebolire pian piano l’esercito di Annibale. Asdrubale, fratello di Annibale, cercò di portargli aiuto con un eser­cito armato ancora di elefanti, ma fu fermato e sconfitto prima che riuscisse a unirsi al fratello. Alla fine Annibale dovette ammettere che in Italia c’era ormai un popolo solo, tutto stretto attorno a Roma: fu costretto a rinunciare al suo progetto di dividere l’Italia e a fuggire. Fu inseguito in Africa e sconfitto. Cartagine fu conquistata e distrutta. Tutte le sue terre diventa­rono terre romane, dalla Spagna all'Africa.

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FINESTRELLE
1.     La guerra Roma–Cartagine durò 118 anni e si estese a tutto il Mediterraneo. Annibale aveva attraversato le Alpi con 50.000 soldati, 6.000 cavalieri, 37 elefanti. La guerra finì con la totale distruzione di Cartagine.
2.     Per dividere i Romani dagli altri popoli dell’Italia Annibale provò con i prigionieri che catturava dopo le battaglie: uccideva i Romani e mandava a casa gli altri. Non servì a niente. Gli Italici restarono a fianco di Roma.
3.     Il fratello di Annibale, Asdrubale, cercò inutilmente di portargli in aiuto 35.000 soldati e 10 elefanti, ma i Romani gli tesero un agguato sul Metauro, un piccolo fiume della Romagna. L’esercito dei soccorsi fu fatto a pezzi. Lo stesso Asdrubale fu ucciso.
4.     Siracusa, che era passata dalla parte di Annibale, fu assediata ed espugnata. Il grande scienziato Archimede collaborò alla difesa inventando gli specchi ustori, che incendiavano le navi romane ancora lontane, concentrando su di loro i raggi del sole con dei grandi specchi concavi.
5.     Gli elefanti erano come i moderni carri armati. I Romani li neutralizzarono col fuoco, perché tutti gli animali hanno paura del fuoco. I soldati romani costringevano gli elefanti a percorrere uno stretto corridoio di scudi di ferro per allontanarli dai soldati cartaginesi e poi li uccidevano.
6.     La vittoria finale di Roma dipese dalla particolarità dei Romani di accogliere tra i cittadini anche una parte dei popoli sconfitti. Moltissimi abitanti della penisola erano diventati Cittadini di Roma ed erano pronti a combattere per difendere Roma. Al contrario erano Cittadini di Cartagine sempre solo gli abitanti della città di Cartagine.

7.     La guerra di Annibale aveva modificato profondamente la composizione sociale dell’Italia: 200.000 contadini in armi dovettero abbandonare per anni e anni il lavoro dei campi. Scomparve così la classe dei piccoli contadini, perché gli eserciti che avevano scorazzato per anni su e giù per la penisola avevano provocato un massiccio abbandono delle campagne.

Roma repubblicana

5. Roma repubblicana.

Per qualche centinaio di anni Roma aveva avuto un re, era stata una monarchia. Ad un certo punto i Romani decisero che un uomo solo al comando era pericoloso. Cacciarono il re e di­ventarono una repubblica, perché volevano che chi comandava fosse eletto da tutti i citta­dini e restasse a capo solo per poco tempo.

Si difendevano dai nemici con due legioni di soldati-cittadini. Tutti i Romani erano divisi in 193 centurie. Quando un nemico attaccava la città, ogni centuria doveva mandare 100 sol­dati già armati, divisi in due armate, chiamate legioni. I nemici che accettavano la sconfitta diventavano alleati e alcuni addirittura cittadini, così il popolo romano diventava sempre più numeroso.

A capo di tutto c’erano due Consoli; erano forti come re, ma restavano in carica solo un anno. Comandavano le due legioni, una ciascuno. Erano scor­tati da 12 littori, che portavano sulla spalla il littorio, un fascio di bastoni per bastonare su­bito sul posto chi non rispettava la legge. In casi straordinari tutte le magistrature venivano sospese e so­stituite da un Dittatore, che restava in carica sei mesi. Un dittatore esemplare fu Cincinnato. Stava arando il suo campo quando vennero a dirgli che lo avevano fatto dittatore, perché i nemici avevano circondato le legioni romane e Roma era in pericolo. In 16 giorni Cincinnato liberò le legioni, sconfisse il nemico, celebrò il trionfo e tornò ad arare il suo campo.

Grande importanza nella storia di Roma ebbe l’assemblea del Senato. Decideva la pace e la guerra e sceglieva le leggi da sottoporre al voto del popolo nei Comizi Centuriati. Le leggi sono le regole per vivere insieme, uguali per tutti e immutabili, sottratte al capriccio del momento. Sono le leggi e il rispetto delle leggi che fanno i cittadini, allora come oggi.

I Romani erano divisi in due classi, i Patrizi e i Plebei. Per farsi difendere i Plebei si eleggevano i Tribuni della Plebe. I Tribuni più famosi furono i fratelli Tiberio e Caio Gracco, che ten­tarono di dividere fra tutti la terra dei più ricchi, perché nessuno restasse povero.

Questa organizzazione democratica fu la forza di Roma.

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FINESTRELLE
1.     Elettori erano tutti i cittadini maschi. Roma aveva tre differenti sistemi elettorali. I comitia curiata tenevano conto della residenza, i comitia tributa della famiglia, i comitia centuriata del reddito e dell’età.
2.     Roma era una repubblica oligarchica, perché in realtà il potere ce l’avevano i più ricchi attraverso i comizi centuriati. Erano 193, 90 dei patrizi, 90 dei plebei 13 dei ricchi cavalieri. E vinceva chi otteneva la maggioranza delle centurie, non la maggioranza dei votanti. E i plebei, che erano molto più numerosi, non vincevano mai.
3.     L’appartenenza alla centuria dipendeva dalla ricchezza posseduta da ciascuno. Nella prima classe c’era chi guadagnava più di 100.000 assi; si dividevano in 80 centurie. Via via fino alla quinta classe, quella di chi guadagnava da 25.000 a 11.000 assi; si dividevano in 30 classi. La classe più numerosa era quella dei senza reddito, ma formava un’unica centuria.
4.     Le magistrature, erano annuali e collegiali, nel senso che erano almeno in due per ogni magistratura e restavano in carica solo un anno. Oltre ai 2 consoli c’erano da 2 a 8 pretori, 2 censori, 2 edili, da 2 a 20 questori, da 2 a 10 tribuni della plebe, 1 Pontefice Massimo.
5.     Il Senato aveva 900 membri ed era composto da ex-senatori ed  ex-pretori; i censori potevano decidere la cooptazione o l’esclusione di qualcuno.
6.     Famoso l’apologo di Menenio Agrippa. Durante una rivolta dei Plebei, che si erano ritirati sul monte Aventino perché volevano l’uguaglianza con i Patrizi, Menenio Agrippa spiegò che se lo stomaco si ribellava, tutto il corpo era danneggiato, perché ogni sua parte era importante e doveva cooperare per il benessere dell’intero corpo, così come le due classi per il benessere di tutta la Repubblica.

7.     Quando Roma conquistò terre molto lontane, il capo dell’esercito dovette restare in carica per più di un anno, fino a guerra finita. Cominciò a essere chiamato imperator. Col tempo acquistò tanta importanza, da diventare il vero capo di Roma, più dei consoli e più di tutte le altre magistrature. Era nato l’Impero Romano.

La nascita di Roma

4. La nascita di Roma.

C’era una volta una principessa di nome Rea Silvia. Era figlia di  Numintore, re di Alba Longa, la capitale di una piccola Lega di città dei Latini, nel Lazio meridionale, una terra di paludi e di monti. Suo zio Amulio aveva rubato il trono al fratello, il padre di Rea Silvia. Per paura che un giorno un nipote gli portasse via il trono, aveva chiuso Rea Silvia nella casa della dea del fuoco, dove era proibito sposarsi. Ma lei, di nascosto dallo zio, amava un forte guerriero, Marte. Quando nacquero due gemelli, Romolo e Remo, Amu­lio uccise Rea Silvia, rapì i bam­bini, li mise in una cesta e li abbandonò alla corrente di un grande fiume. Una lupa, alla quale avevano ucciso i cuccioli, li sentì piangere affamati e se li portò nella sua tana per sfamarli col suo latte. Li proteggeva come se fossero i suoi cuccioli. Un giorno che la lupa era an­data a caccia, i gemellini piangevano af­famati. Li sentì un pastore di nome Faustolo, li prese e li portò a sua moglie Acca Larenzia. I due sposi, che desideravano tanto dei bambini ma non ne avevano, li adottarono felici e li allevarono come figli, in una capanna sul colle Palatino. Quando i gemelli diventarono grandi e sco­prirono la cattiveria di Amulio, as­saltarono il palazzo reale e uccisero lo zio, restituendo il trono al nonno.

Romolo allora decise di costruirsi una città tutta sua sulla sommità del monte dove era cre­sciuto. La chiamò Roma, dal suo nome. Però era da solo e allora aprì le porte della sua città a tutti quanti fossero senza una patria. Arrivarono in molti, ma erano solo maschi e perché Roma di­ventasse una città vera ci volevano anche le donne. Allora una notte assaltarono il popolo vi­cino dei Sabini e rapirono tutte le ragazze. I padri e i fratelli arrabbiatissimi corsero a libe­rarle. Stava per scoppiare una guerra feroce, ma le ragazze si misero in mezzo e convinsero tutti a mettersi insieme. I Sabini si trasferirono sul Quirinale, uno dei Sette Colli di Roma e Romolo si associò al trono il loro re, Tito Tazio: Roma è nata multietnica.

Così  nacque il popolo dei Romani, un popolo destinato a un grande futuro.

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FINESTRELLE
1.     Alba Longa era la capitale della Lega Latina, una federazione tra le città latine, cresciute da 8 fino a 30. Naturalmente la dimensione di queste città non era paragonabile a quella delle città di oggi, erano poco più che grossi villaggi.
2.     La leggenda vuole che Alba Longa sia stata fondata da Ascanio, figlio dell’eroe troiano Enea, il figlio di Afrodite scampato alla distruzione di Troia, la città sui Dardanelli assediata e distrutta dagli Achei, indo-europei discendenti dei feroci guerrieri-pastori che avevano assalito la grande cultura della Dea Madre.
3.     Resti di un villaggio molto antico sono stati trovati effettivamente in cima ad uno dei Sette Colli di Roma, il Campidoglio. Controllava il guado del Tevere, che si era formato dove il fiume si era allargato formando l’Isola Tiberina. Interessantissime ricostruzioni di questa fase si trovano nei Musei Capitolini.
4.     Il successo di Roma rispetto alle altre città latine fu dovuto alla sua funzione di collegamento tra la federazione etrusca della Toscana e quella della Campania. Dagli Etruschi i Romani presero moltissimi miti e leggende. Da loro impararono anche a costruire l’arco in pietra.
5.     Anche i Greci della vicina città di Cuma influenzarono moltissimo l’antica Roma. Le lettere della scrittura dei Romani sono derivate direttamente da quelle greche. Quasi tutte le divinità della religione romana sono, con nomi diversi, le stesse di quelle dei Greci.
6.     Circondati da nemici, i Romani guidarono la resistenza dei Latini e sostituirono presto Alba Longa alla testa della Lega Latina. La serie lunghissima di guerre sostenute dall’antica Roma fu per molti secoli una serie di guerre di difesa.

7.     Le guerre di Roma cessarono di essere guerre di difesa con le guerre puniche. Da allora il territorio controllato da Roma si allargò progressivamente fino a comprendere un terzo dell’intera popolazione umana del pianeta.

I primi popoli dell'Italia

3. Terra di molti popoli.

Col caldo l'Italia si riempì di foreste e di praterie. Diventò una terra bellissima e attirò molte genti. Arrivavano continuamente sempre nuovi popoli, così tanti che è impossibile nominarli tutti. La storia d’Italia è praticamente la storia dei popoli che hanno continuato ad arrivare da ogni parte. Ancora oggi.

I primi antichissimi italiani condividevano la civiltà pacifica e solidale della Vecchia Europa, quella della Grande Dea. Lo documentano le straordinarie statuette di donne incinte dette Veneri steatopigie, trovate a decine in giro per l’Italia, dalla Valtellina alla Sicilia e alla Sardegna.

Nel terzo millennio a.C. arrivarono gli antichi Latini. Avevano occupato tutta l’Italia, ma nel se­condo millennio a.C. all’arrivo dei Sanniti, pastori e guerrieri, si erano rifugiati in una terra di paludi e di monti, il Lazio meridionale. I Latini diventarono contadini, allevatori di buoi. Siccome dovevano continuare a combattere per difendersi, diventarono fortissimi guerrieri. Poi c’era un popolo misterioso che si costruiva col legno villaggi di palafitte su ogni lago che trovava. Un altro popolo dall’origine misteriosa costruiva invece forti città in pietra sulla sommità dei monti, difese da alte mura. Erano gli Etruschi, padroni del ferro. Nel cuore della penisola c’erano i Marsi, eredi dell’antichissimo culto della Grande Dea. Da Est arrivarono i Veneti, grandi allevatori di cavalli. Dal mare arrivarono i Greci, che fuggi­vano dalle carestie e dalla fame. Sapevano lavorare il bronzo, il ferro, la creta. Costruirono tantissime città, ricche e popolose. In Sicilia e Sardegna sorsero città di Fenici Cartaginesi, grandi naviga­tori e commercianti, inventori dell’alfabeto. Ultimi arrivarono i Galli, gli inventori del sa­pone e delle botti per il vino.

La Penisola che oggi chiamiamo Italia era in quel tempo un mosaico di popoli diversissimi tra loro, che si combattevano continuamente con ferocia.

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FINESTRELLE
1.     I Liguri erano una popolazione originaria pre-indoeuropea, come gli Euganei, i Reti, i Camuni, i Sardi, gli Elimi e i Sicani, probabilmente anche gli Etruschi.
2.     Proprio nel cuore della Penisola si trovano tracce dell’antica Dea Madre, comune a tutta l’area mediterranea e sopravvissuta a Creta fino in epoca storica. La Maiella è la montagna sacra alla dea Maya, la dea della fertilità. Era la “gilanìa”, la civiltà dove uomini e donne cooperavano alla pari, né patriarcale né matriarcale.
3.     Al ceppo linguistico dei Latini appartenevano anche altri popoli, che all’arrivo di nuovi invasori si trovarono separati tra loro in Falisci, Opici, Itali, Enotri, Siculi, col tempo assorbiti dai nuovi arrivati.
4.     Gli Etruschi erano divisi in tre federazioni di città-stato, 18 nella Pianura Padana, 12 in Campania, 12 in Etruria, cioè in Toscana e Lazio settentrionale. Furono sopraffatti dai Sanniti in Campania, dai Celti nella Pianura Padana, dai Romani in Etruria. Il suono aspirato della lettera ci dei Fiorentini è un’eredità etrusca.
5.     Nella Dorsale Appenninica fino allo Stretto di Messina si stanziarono gli Osco-Umbro-Sabelli, che con i Sanniti combatterono a lungo contro Roma. I Marsi si stabilirono nel cuore dell’Abruzzo, attorno al tempio di Angizia, la dea dei serpenti, l’antichissima dea madre identificata più tardi con Afrodite e con Artemide, più tardi ancora con la Madonna.
6.     Dall’Illiria, arrivarono a Nord i Veneti, a Sud gli Apuli. I Veneti sono quindi cugini degli attuali Albanesi, anche loro di origine illirica. Veneti e Albanesi, un tempo uniti in un unico popolo, sono stati separati dall’arrivo di Serbi, Bosniaci, Croati e Sloveni.
7.     Le città-stato greche erano così numerose da superare per abitanti e prosperità la stessa terra di origine; insieme formavano la Magna Grecia. Al culmine della loro potenza Siracusa raggiunse i 500.000 abitanti, Agrigento e Taranto i 300.000, Selinunte, Sibari e Crotone i 100.000.

martedì 22 marzo 2016

I primi uomini



2. I primi uomini.

Primati, umanoidi, ominidi, uomini. Il più antico primate umanoide è l’Oreopitecus Bambolii. Il primo scheletro fossile è stato trovato in una cava di carbone lignite della  Toscana, vecchio di otto milioni e mezzo di anni; poi ne sono stati trovati un’altra cinquantina, tutti in Italia. Era perfettamente bipede. Aveva perfino il pollice opponibile. Ma non lasciò discendenti, perché la sua specie si estinse.

Proprio in quel tempo in Africa Orientale altri primati stavano imparando i vantaggi dell’aiutarsi l’un l’altro e si stavano trasformando lentissimamente in una nuova specie, gli australopitechi, gli ominidi antenati degli uomini. Vivevano in piccoli gruppi attorno alle madri, che proteggevano i loro cuccioli e insegnavano pian piano ai padri ad essere più collaborativi. Stava comparendo l’intelligenza, un’intelligenza sociale.

Due milioni e mezzo di anni fa il clima cambiò e alcuni di loro uscirono dall’Africa, “out of Africa 1”. In Europa e in Asia si svilupparono nuove specie di ominidi. In Europa i fossili più antichi sono quelli di Isernia, in Molise, vecchi di 735.000 anni, con le prime tracce dell’uso del fuoco, le più antiche documentate al mondo. Era l’antenato dell’Uomo di Neanderthal, la prima specie umana dell’Italia e dell’Europa.

Intanto, sempre in Africa, madre di tutti gli uomini, comparvero gli uomini moderni, i Sapiens-sapiens, che 75.000 anni fa, popolata tutta l’Africa, uscirono per popolare anche il resto della Terra, “out of Africa 2”. In Asia in­contrarono gli antichissimi uomini di Denisova e si unirono a loro. Arri­varono in Italia 45.000 anni fa; i fossili più antichi sono quelli della Grotta del Cavallo in Puglia. Qui incontrarono gli uomini di Ne­anderthal, che avevano imparato a sopravvivere al tempo del grande freddo, e si unirono anche a loro, diventando una nuova gente.

Erano i primi italiani, i primi europei.


1.     A spingere quel primate, poi gli ominidi e infine gli uomini fuori dall’Africa furono le variazioni climatiche cicliche del Sahara. Nelle fasi umide il Sahara si riempiva di vegetazione e delle più diverse specie di animali, che erano costretti a fuggire quando si trasformava in deserto come è oggi.
2.     L’Italia in quel tempo lontano non si era ancora ben formata. A Sud delle Alpi c’era ancora il mare. Tra queste montagne e l’Africa c’era un arcipelago di isole vulcaniche; la più grande comprendeva le terre che sarebbero diventate la Toscana e la Sardegna.
3.     Il primo scheletro è stato trovato nel 1871 a Montebamboli, comune di Massa Marittima, in una cava di lignite. Vecchio di otto milioni e mezzo di anni. Fu chiamato Oreopithecus di Montebamboli, da cui Oreopithecus Bambolii, familiarmente detto Sandrone, dal nome di una maschera modenese. Dopo di questo scheletro ne sono stati trovati un’altra cinquantina, tutti in Italia.
4.     L’Oreopithecus Bambolii è vissuto otto milioni e mezzo di anni fa. Era onnivoro, alto come un bambino di prima elementare pesava 30, 35 chili. La dimensione ridotta era conseguenza dell’adattamento all’insularità, cioè alla vita in un’isola.
5.     Lo studio della forma del ginocchio e del piede di Sandrone e la scoperta del legamento ossificato tra l’ileo e l’ultima vertebra sacrale ha cancellato ogni dubbio su postura eretta e deambulazione al suolo. La mano inoltre ha caratteristiche che escludono l’uso che ne fanno le scimmie arboricole.
6.     Un primate molto simile è stato trovato nel cuore dell’Africa, il Dryopithecus. L’ipotesi è che dall’Africa sia arrivato in Toscana passando attraverso la Sardegna, regioni che a quel tempo formavano  una grande isola tra l’Africa e l’Europa.
7.     Gli scimpanzé hanno preso una strada diversa da noi solo 6 milioni e mezzo di anni fa, quindi sono molto simili a noi. Sono come lontani cugini, perché abbiamo antenati comuni. Se ne chiudi due in gabbie separate ma contigue e dai cibo a una sola, questa lo divide con quella che resta senza: gli antenati comuni condividevano il cibo e si aiutavano.
8.     La separazione tra antropomorfe arboricole quadrupedi e ominidi bipedi pare sia avvenuta 6.500.000 anni fa, in concomitanza con l’apertura del Ritz Valley, la lunga fossa che continua ad allargarsi nell’Africa Orientale. Nella parte Est la foresta era stata sostituita dalla savana. Qui si sono evoluti gli australopitechi, i primi ominidi.
9.     Out of Africa: tutti gli uomini provengono dall’Africa, madre di tutti gli uomini. Due milioni di anni fa la prima migrazione, Out-of-Africa-1, 75.000  anni fa la seconda, Out-of-Africa-2.
10.  Nel 1856 vicino al fiume Neander, nei pressi di Dusseldorf, furono trovati i fossili di una specie di uomo diversa da noi, vissuto da 250.000 a 30.000 anni fa. Venne chiamato Homo Neanderthalensis, poi Homo Sapiens. Dal DNA è stato scoperto che aveva una grande resistenza al freddo.
11.  L’Homo di Denisova è stato scoperto solo nel 2008 in una grotta sui Monti Altai, in Siberia. Dall’analisi del mtDNA risulta essersi separato dall’antenato comune del Sapiens e del Sapiens-sapiens un milione di anni fa.
12.  L’Homo Sapiens-sapiens, la nostra specie, era stato inizialmente chiamato Homo di Cro-Magnon, dalla valle del Cro-Magnon affluente della Dordogna, in Francia, dove furono trovati i primi scheletri di uomo moderno. Lo scheletro più antico di Sapiens-sapiens risale a 195.000 anni fa. E’ stato trovato presso Kibish in Etiopia, non lontano dal fiume Omo.
13.  I più antichi Sapiens-sapiens documentati in Europa sono quelli della Grotta del Cavallo, in Puglia, 45.000 anni fa. L’Italia ha cominciato a collezionare primati fin dall’inizio della più lontana Preistoria: la sua posizione e la sua forma ne ha fatto un ponte naturale fra tre continenti.
14.  Nel DNA degli Europei c’è un 1% di Denisoviani e un 4% di Neanderthal. Solo le popolazioni africane risultano “pure”.  C’è dell’involontaria ironia antirazzista in questa scoperta, perché tutte le teorie razziste concordavano sui rischi di decadimento delle razze derivanti dall’ibridazione.

L’Italia e gli Italiani



1. L’Italia e gli Italiani.

Tu vivi in Italia. Qui hai la tua casa. L’Italia è la tua patria. Vista dall’alto sembra uno stivale circondato dal mare, attaccato all'Europa, allungato verso l'Africa, con due isole grandi e moltissime piccole. L’Italia è la terra dei forti contrasti, delle grandi differenze, dei paesaggi sempre diversi, che cambiano continuamente.

Ci sono montagne altissime, le più alte d’Europa, colline morbide e grandi pianure, montagne coperte di neve e altre di fuoco, parti freddissime e altre caldissime. Trovi grandi fiumi con paludi dove af­fondi nel fango, ma anche piccoli deserti. Ecco perché  hanno trovato casa qui in Italia migliaia e migliaia di specie viventi, più che in qualunque altra parte dell’Europa.

Anche la gente che vive in Italia è la più diversa. In ogni parte d’Italia ti puoi imbattere in ragazzine biondissime come gocce di miele, ma anche in tipetti tosti come chicchi di caffè, perché l’Italia è sempre stata terra d’arrivo di popoli e tribù di tutte le parti del mondo, un ponte fra tre continenti, un crocevia. Gli Ita­liani si sono abituati a vivere fianco a fianco con le genti più diverse e a integrarsi con loro, di­ventando un popolo sempre nuovo. Si potrebbe dire che la storia dell’Italia sia la storia delle ondate migratorie che l’hanno popolata e la ricerca genetica lo conferma: il popolo italiano presenta la più grande di­versità genetica d’Europa.

Ognuna delle sue città è unica, differente da tutte le al­tre nella struttura urbana, nell’architettura e perfino nel dialetto, nella lingua. Moltissime hanno anche un proprio palazzo dell’autogoverno, antico e bellissimo: il Municipio, il Palazzo dei Consoli, del Podestà, della Signoria.

L’Italia è il paese dei paesaggi più diversi, il paese delle genti più diverse e dei mille Palazzi dell’autogoverno. L’Italia è il paese delle diversità. Scopriremo insieme che queste diversità nascono dalla sua storia. Sono la sua ricchezza e la sua bellezza.



1.     La Penisola è bagnata dal Mar Mediterraneo, che si articola in 4 bacini: Mare Adriatico, il più calmo, Mare Ionio, il più profondo, Mar Tirreno, pieno di vulcani, Mar Ligure, attraversato dalle balene. Le coste sono spesso molto belle; lo sviluppo costiero è di 7.456 km.
2.     Le due isole grandi sono la Sicilia e la Sardegna. Sei gli arcipelaghi: Arcipelago  Toscano, Isole Flegree, Arcipelago delle Eolie o Lipari, Arcipelago delle Egadi, Arcipelago delle Pelagie, Isole Tremiti; altre stanno da sole, come Ustica.
3.     Le Alpi sono le montagne più alte d’Europa, una catena larga da 100 a 200 km, lunga 1300, a forma di arco; proteggono l’Italia dal gran freddo del Nord. Gli Appennini sono un sistema montuoso largo da 30 a 250 km, lungo 1500, che attraversa tutto lo Stivale disegnando un arco con la parte concava ad Ovest.
4.     Non mancano le pianure. A Nord c’è la Pianura Padana, la più grande, e poi sette più piccole: Tavoliere delle Puglie, Valdarno, Maremma, Agro Pontino, Agro Campano, Campidano e Piana di Catania.
5.     L’Italia è un paese ricco di acque. Il fiume più grande è il Po, che ha fatto coi suoi detriti la Pianura Padana. Poi il Tevere e l’Arno al Centro. Ci sono anche molti laghi; i più grandi sono Il Garda, il Lago Maggiore e il Lago di Como al Nord, il Trasimeno al Centro.
6.     In Italia ci sono più di 57.000 specie animali differenti, oltre 9.000 specie di piante, muschi e licheni. Metà di tutti i vegetali che vivono in Europa li puoi trovare in Italia; più di 1000 solo in Italia. Siamo assolutamente al primo posto in Europa.
7.    I tipi umani più inaspettati si trovano in tutte le regioni italiane. Trovi segni del passaggio dei popoli più diversi anche in cognomi come Turchet, Catalano, Tedesco, Greco, Schiavon, Franco, Almirante. C’è più distanza genetica tra due abruzzesi che tra un portoghese e uno svedese.